"Nei panni di lei": la realtà virtuale per sensibilizzare sul tema della violenza di genere
Cosa proverebbe un uomo se, camminando per strada, fosse bersaglio di commenti molesti da parte di sconosciuti?
Una ricerca innovativa ha provato a rispondere a questa domanda utilizzando la realtà virtuale, offrendo agli uomini l’esperienza diretta del catcalling. L’obiettivo? Stimolare empatia verso le donne che affrontano queste molestie ogni giorno e aumentare la consapevolezza sul fenomeno.
Il progetto è frutto di una collaborazione tra il Consiglio nazionale delle ricerche e le Università di Bologna e Messina. Il team di ricerca include Chiara Lucifora e Aldo Gangemi (affiliati sia al Cnr-Istc che all’Università di Bologna), Massimiliano Schembri (Cnr-Istc), Chiara Pia Miglietta e Claudia Scorolli (Università di Bologna), e Carmelo Mario Vicario (Università di Messina). Sono stati coinvolti 36 uomini con un’età media di 23 anni. Grazie alla realtà virtuale, i partecipanti hanno vestito i panni di un avatar femminile intento ad andare ad una festa e a entrare in una stazione della metropolitana. Metà di loro è stata esposta a commenti molesti da parte di avatar maschili – come “perché non mi fai un bel sorriso?” o “ma sei vera?", mentre l’altra metà ha ricevuto semplici domande, come richieste sull’ora o indicazioni.
I risultati parlano chiaro: chi ha vissuto l’esperienza del catcalling ha riportato forti emozioni di rabbia e disgusto, nettamente superiori rispetto al gruppo di controllo. “Queste emozioni sono strettamente collegate alla disapprovazione morale”, spiega Lucifora, suggerendo che simili esperienze immersive possano favorire un cambiamento di prospettiva negli uomini.
Un dato particolarmente significativo riguarda le reazioni comportamentali: solo uno dei 18 partecipanti esposti al catcalling ha risposto in modo aggressivo agli avatar. Uno dei partecipanti ha affermato: “Mi sono allontanato perché stavo interpretando una donna; se fossi stato un uomo, avrei risposto”. Nel gruppo di controllo, invece, nove uomini hanno interagito normalmente con gli avatar.
Non sono emerse differenze rilevanti nella percezione della paura tra i due gruppi. Secondo Lucifora, questo potrebbe dipendere dal fatto che “essere una donna in una stazione della metropolitana, soprattutto di notte, è già di per sé un’esperienza intimidatoria”.
A riconoscere l’importanza di questo studio è stato anche il New Scientist, che ha dedicato un approfondimento alla ricerca intervistando Chiara Lucifora per capire meglio come la realtà virtuale possa diventare uno strumento per sensibilizzare contro il catcalling e le molestie in strada, l’articolo completo con l’intervista è disponibile a questo link: New Scientist – Virtual reality and catcalling
Per informazioni:
Chiara Lucifora
Cnr-Istc
chiara.lucifora@istc.cnr.it
Aldo Gangemi, Cnr-Istc, email: aldo.gangemi@istc.cnr.it